REPORT DELL’EVENTO
Il 18 maggio nel Teatro della Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli è andato in scena lo spettacolo teatrale Quando la notte è senza stelle - Storie di Giorni bui, una sceneggiatura di A. Cicala sul tema della Memoria, momento conclusivo del progetto PON modulo Sipario! (espertointerno prof.ssa A. Cicala e tutor prof.ssa F. Apa). Due repliche: alle 10 dedicata alle ospiti dell’Istituto carcerario, alle 15.00 agli ospiti esterni, invitati all’evento. Tra gli altri la poetessa E. Silvestrini, il filosofo N. Magliulo, gli artisti G. La Magna e P. Spinosi, oltre alla DS del CPIA Napoli Provincia, 1 prof. ssa F. Napolitano e la Dr. della CCF M.Palma. Partecipazione straordinaria dell’attore Salvatore Di Fraia della Compagnia teatrale TeatroAperto che ha accettato l’invito a prendere parte allo spettacolo e che ha confermato, ancora una volta, l’esigenza di mantenere sempre teso il contatto con l’esterno, col mondo dei liberi, quello in cui ognuna di loro tornerà un giorno e dal quale dovrà essere accolta. Le allieve attrici hanno sperimentato che la Parola raggiunge il suo senso e significato se c’è un corpo, un gesto, uno sguardo a sostenerla, a veicolarla. Il corpo parlante, attraverso questo spettacolo, è stata la scoperta più importante, insieme alla potenza comunicativa dell’immobilità che diventa in scena azione, movimento, notizia. Perché questa sceneggiatura? Perché vogliamo riflettere su quanto sia positiva e propositiva la diversità e a scuola, durante la didattica sulla Memoria, non solo, ogni giorno quando ci confrontiamo in classi multietniche, con diversità geografiche, religiose, politiche, di genere, scegliere di lavorare sul tema, quindi, è diventata una scelta morale e civica obbligata. Perché la Shoah non è un fatto solo ebraico, è un evento universale che coinvolge chi, in ogni tempo, è stato travolto da quella “tempesta che devasta”, di cui la Storia non è riuscita a farsi maestra per scongiurare aberranti ricadute. “Auschwitz è intorno a noi, è nell’aria ... “ ci grida ancora Primo Levi. La Memoria allora è necessaria: deve accogliere in un unico abbraccio i tanti olocausti di popoli perseguitati e sterminati, ingoiati poi dall’indifferenza e dalla dimenticanza. Ed è quello che è stato celebrato. Si è invitato il pubblico a salire tutti sullo stesso treno per un viaggio di 55 minuti, quelli necessari per attraversare il dolore di tante notti buie della nostra storia passata e contemporanea... quelle sono tutte uguali ... sono notti senza stelle. Un viaggio di andata, ma di ritorno, a casa. E la metafora qui arriva a toccare il profondo. A casa. Salve perché indignate, salve perché consapevoli. Salve perché diventate Testimoni. Per la prima volta sul palcoscenico, le donne erano emozionatissime, ma pronte a dimostrare il lavoro fatto: loro, un gruppo difficilissimo, problematico con personalità spiccate, ma fragili (Blessing, una del gruppo è stata trasferita la sera prima e ha chiesto di rimanere il tempo per farelo spettacolo, salire sul palcoscenico e recitare, e questo significa lavorare in carcere... essere pronti a superare improvvisi e ineluttabili cambi di scena).
Siamo tutti saliti a bordo del treno allora ... con la certezza del ritorno.
Prof.ssa Angela Cicala
Quando la notte è senza stelle
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